Alle orecchie di Sisto V erano giunte notizie sul malcontento dei locandieri a proposito del nuovo sistema di misura del vino imposto dal Pontefice, ossia la “mezza foglietta” corrispondente al “quartino” contemporaneo.
Anche in questo caso il Papa decise di mascherarsi e, indossati i vestiti di un popolano, entrò in una locanda chiedendo all’oste proprio una “foglietta”. Una volta ottenuto il vino, senza farsi vedere lo versò con prontezza in una fiaschetta e chiese subito un’altra “foglietta”, costringendo l’oste a scendere nuovamente in cantina per procurargli un goccio di vino. Con lo stesso trucchetto restò perfettamente sobrio mentre continuava a chiedere un’altra “foglietta”, poi un’altra e un’altra ancora. L’oste, sempre più irritato per quel continuo su e giù dalla cantina, perse le staffe e iniziò a lanciare anatemi contro Papa Sisto, colpevole di aver cambiato le regole sulle misure del vino causandogli tanti inconvenienti.
Il Pontefice lasciò quietamente la locanda. Il giorno successivo, all’apertura, l’oste notò con piacere che proprio davanti alla sua porta era stato montato nottetempo un patibolo in bella vista. Il commerciante, consapevole del grande richiamo delle impiccagioni, iniziò a fregarsi le mani al pensiero dei ricchi incassi che avrebbe fatto di lì a poco.
Peccato che i suoi primi clienti fossero il boia e il suo assistente, che nel giro di pochi minuti lo fecero pendere dalla forca al centro della piazza come ammonimento ai colleghi scontenti delle nuove regole.