La storia di un bambino di umili origini che diventò Papa
Dietro Sisto V: Felice Peretti
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Nasce a Grottammare (AP), da famiglia di Montalto delle Marche (AP). Il padre Piergentile detto Peretto si era rifugiato a Grottammare (AP) dopo essere stato condannato all’esilio per dieci anni dall’autorità ecclesiastica, forse per aver mostrato simpatie per il Duca di Urbino durante la guerra con Papa Leone X. A Grottammare lavora come ortolano presso Ludovico De Vecchi e sua moglie Mariana da Frontillo è impiegata come domestica di famiglia. Nel 1521, nasce Felice di Piergentile (poi Peretti dal soprannome paterno) e vive un’infanzia segnata dalla povertà e dalle fatiche agresti.
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La sua intelligenza vivace, però, merita stimoli ben più grandi della raccolta di erbe selvatiche o della cura degli animali: se ne accorge lo zio materno, Fra Salvatore Ricci, che già dalla giovanissima età lo introduce nel convento di San Francesco delle Fratte a Montalto, affinché possa studiare teologia e a 12 anni inizia il noviziato. Nel 1535 veste l’abito francescano assumendo così il nome di fra’ Felice e avviandosi agli studi filosofici e teologici. Negli anni successivi acquisterà fama di grande predicatore a Roma, Perugia, Ascoli, Pisa fino a Napoli. Uomo carismatico e teologo profondo, partecipa ai lavori di preparazione al Concilio di Trento ed è nominato Inquisitore di Venezia.
Nel 1567 viene consacrato Vescovo di S. Agata dei Goti (BN), nel 1570 Cardinale col titolo di S. Girolamo degli Schiavoni.
Nel 1585, alla morte di papa Gregorio, Fra Felice Peretti è eletto Papa e prende il nome di Sisto V, in omaggio al confratello francescano Sisto IV. Il suo pontificato durerà solo 5 anni, ma sarà destinato a lasciare una traccia indelebile.
L’umile bambino nato a Grottammare è quindi cresciuto fino a diventare capo della comunità cattolica e lascerà un’orma inconfondibile nella Storia.
Papa Sisto V muore di malaria la sera del 27 agosto 1590 nel palazzo del Quirinale a Roma e oggi riposa nella cappella che aveva fortemente voluto nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Il suo cuore venne deposto nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio inaugurando una consuetudine sopravvissuta fino agli albori del XX secolo.